1. Il portale scolpito
Testimonianza archeologica che ci riporta alle origini della fondazione monastica benedettina. Il bellissimo frammento romanico, costituito da una colonnina, da cornici a onda e a nastro, che racchiudono un’iscrizione mutila, era parte di uno stipi te del portale destro della chiesa di S. Maria. La probabile datazione è la seconda metà del XII sec., periodo cui appartiene anche il mosaico pavimentale di S. Maria.
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2. Transetto sinistro: i pannelli della mostra ” Le chiese nascoste”
La mostra fotografica documenta le trasformazioni architettoniche della chiesa monastica: la chiesa di Tedaldo e quella di Bonifacio, l’intervento in epoca cluniacense e poi in epoca gotica, prima della definitiva ristrutturazione rinascimentale di Giulio Romano.
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3. Coro
Luogo della preghiera comunitaria dei monaci, che qui si riunivano sette volte al giorno, come prescrive la Regola benedettina. Il Coro è composto da una doppia fila di stalli, intagliati in legno noce dal bresciano Giovanni Maria Pianta vigna tra il 1550 e il 1555. Al centro è sistemato il badalone, su cui venivano appoggiati i grandi corali per il canto gregoriano.
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4. Tomba di Matilde
Nel sarcofago di alabastro, sorretto da quattro leoncini di marmo rosso, furono custodite le spoglie della contessa Matilde di Canossa fino al 1633, quando il suo corpo ricevette una splendida sepoltura nella Basilica di S. Pietro in Vaticano. Sopra l’urna è collocato il quadro di Orazio Farinati “Matilde a cavallo”, forse il ritratto più famoso della Signora di Canossa.
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5. Sagrestia
L’ambiente, rinnovato da Giulio Romano, si presenta nelle forme armoniose dell’arte del Cinquecento. Di particolare pregio sono gli armadi preziosamente intagliati dal Piantavigna, nelle cui specchiature sono riconoscibili gli apostoli e i santi più venerati nel monastero. Per le analogie con il coro, è probabile che entrambe le opere siano state eseguite su disegno di Giulio Romano.
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6. Cappella di Santa Maria
Luogo della sepoltura di Matilde, ancora oggi richiamata dal bellissimo mosaico pavimentale con le quattro Virtù cardinali, in cui è riconoscibile la figura della “Grancontessa”. I clipei presentano, in forma allegorica, scene di lotta tra il bene e il male. Secondo coro dei monaci e chiesa degli infermi, S. Maria era stazione processionale.
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7. Chiostro di San Simeone
Il più bello, il più raccolto dei chiostri ancora esistenti, tutto decorato con scene della vita di S. Simeone. Era il chiostro della clausura monastica, su cui si affacciavano lo scriptorium, le celle dei monaci, l’infermeria, la farmacia. Oggi il chiostro ospita al primo piano il Museo Civico Polironiano.
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8. Sala del Capitolo
Era il centro direttivo del cenobio. Qui i monaci, dopo la lettura di un capitolo della Regola, si riunivano per trattare le questioni che interessavano la comunità.
Gli scavi archeologici presenti nell’angolo sud est mostrano le tombe degli abati e le fondamenta di edifici alto medievali, che hanno preceduto la costruzione del monastero.
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9. Scala giuliesca
Portava dai dormitori alla chiesa abbaziale, dove si svolgeva la preghiera comunitaria dei monaci per la Liturgia delle Ore.
La scala, affrescata dalla scuola di Giulio Romano, presenta una decorazione coeva a quella della basilica.
10. Scriptorium
Era il luogo dove i monaci preparavano materialmente i codici e li ornavano con le miniature. Qui si svolgeva la trascrizione dei testi liturgici, delle opere dei Padri della Chiesa e della cultura classica.
L’attività era tanto importante, che si diceva: “La trascrizione è preghiera fatta non con la bocca ma con le mani”.
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